Clownterapia, cosa ne pensa il famoso clown David Larible?
Cosa pensa un clown professionista della clownterapia? La risposta può sembrare banale, ma non lo è perché tra le due cose c’è una grande differenza. Per questo abbiamo pensato di rivolgere questa domanda ad uno dei clown più famosi al mondo: David Larible, circense italiano di settima generazione che dagli anni ’80 porta i suoi spettacoli in tutto il mondo. E’ stato l’attrazione principale del più grande circo degli Stati Uniti e del Circo di Stato di Mosca: nella capitale russa il suo spettacolo intitolato “LARIBLE” ha riscosso un successo incredibile.
Non era quindi scontato parlare di clownterapia con una star del genere, ma Larible ci ha rivelato che porta i suoi spettacoli anche negli ospedali ed è per questo che ci tiene a sottolineare quanto fare il clown sia molto diverso dal fare il clown di corsia. “Per me fare gli spettacoli negli ospedali è molto difficile perché mi rendo conto che la sofferenza mi pregiudica parecchio. Sono convinto che i volontari che fanno i clown di corsia devono essere dotati di una grande sensibilità ed essere animati da una forte passione e umanità, altrimenti si rischia di non ottenere il sollievo della persona che guarda. Fare il clown è una forma d’arte ed è lo spettatore che sceglie di andare a vedere lo spettacolo. Nel caso di persone che stanno male succede il contrario: è lo spettacolo che va da loro ed è fondamentale che ci siano persone competenti e con una buona preparazione, altrimenti si rischia anche di fare un danno”.
Larible crede che la risata e il buon umore siano un ottimo modo per dare un sollievo a chi ha una malattia: “In quello che facciamo noi c’è comunque un potere che a volte riesce ad arrivare dove i farmaci o le cure non arrivano”. David Larible ci ha raccontato una sua esperienza diretta che ricorda ancora con una grande emozione: “C’è stato un bambino autistico di Baltimora che veniva spesso a vedermi. Un giorno sua madre mi chiama per dirmi che l’unico momento in cui dimostrava interesse verso l’esterno era quando gli mostrava le videocassette dei miei spettacoli. Questo, oltre a farmi tanto piacere, mi ha colpito molto e mi ha fatto pensare che a volte non ci rendiamo conto che quello che facciamo può avere un effetto sull’altro. Meglio quindi impegnarsi affinché questo effetto sia benefico”.
da antasonlus.org