CriticaLetteraria: I Consigli a un giovane clown di David Larible
Consigli a un giovane clown
di David Larible, Massimo Locuratolo, Alessandro Serena
con una nota di Nicola Piovani
Terzo pagliaccio nella storia ad avere vinto il Clown d’oro al Festival di Monte Carlo, l’unico ad averlo fatto in concorso, circense con un repertorio tra i più vasti al mondo, uomo di teatro che da anni fa sbellicare le platee internazionali: David Larible è forse il clown più famoso dei nostri giorni, acclamato dal pubblico e stimato dai colleghi anche non strettamente del settore. Questo libro vuol esser un omaggio all'artista e alle sue doti, ma anche uno strumento di approfondimento della disciplina circense di cui è maestro, trattata con chiarezza dai due coautori Alessandro Serena, professore di Storia dello spettacolo circense e di strada all'Università degli Studi di Milano e Massimo Locuratolo, storico del genere comico.
I giovani clown richiamati nel titolo di questo volume troveranno dunque sicuramente i consigli promessi, partendo però dal presupposto che nessun pagliaccio ha mai fondato una scuola o scelto pupilli da trasformare in eredi: l’apprendimento di quest’arte resta un percorso individuale basato sull’assimilazione indiretta dagli altri circensi, conosciuti magari solo tramite filmati. Non si tratta quindi di un breviario, un bigino con indicazioni aforistiche: per penetrare il mondo della clownerie è necessario un discorso ampio che tocchi aspetti storici, sociali, artisti e tecnici inesauribili in poche parole. In questo percorso c’è spazio ovviamente anche per brevi spezzoni tratti da interviste a Larible, in cui il clown può enunciare alcuni punti di vista sul mestiere del pagliaccio che, stando alle sue parole, non è altro che
un giocoliere di emozioni che deve essere in grado di smuovere i sentimenti e di tirare fuori le pulsioni che tutti possediamo. […] ciò che faccio è entrare in pista e svuotarmi le tasche di quello che ho, sia essa tristezza, gioia, forza, malinconia. Il pubblico poi può servirsi liberamente e prendere ciò di cui ha più bisogno in quell'occasione
Il libro, corredato di foto d’epoca e di immagini di Larible, dopo un’affettuosa nota di Nicola Piovani segue tre direzioni, ripercorrendo parallelamente la biografia di David, la storia della clownerie con dei focus su alcuni grandi maestri (Karandash, Popov, Jigalov, Gianni Huesca “Fumagalli”, Grock, Rivel) e lo studio dei meccanismi utilizzati nell’arte dei pagliacci. In questo modo si analizzano anche i generi del comico concentrandosi soprattutto sugli aspetti fisici e visivi, ripercorrendone l’antichissima storia (si parte addirittura dai Fliaci greci) attraverso una carrellata delle tappe fondamentali, dalle maschere della commedia dell’arte alla nascita della coppia clownesca Augusto-Bianco fino agli epigoni cinematografici delle slapstick comedy: Stanlio e Ollio, Chaplin, Jerry Lewis, Jacques Tati… Il tema si sviluppa così in un discorso organico che, pur sintetico, non scade nel nozionismo, tracciando anche una sorta di “filosofia del clown”: il pagliaccio, ci ricordano gli autori, “osserva e cattura la chiave dell’esser al mondo, poiché la risata è l’antitesi dell’esser soli”.
Come molti artisti del tendone, Larible è figlio di circensi: il padre Eugenio è saltatore, cavallerizzo, giocoliere, acrobata; la madre, Lucina Casartelli, è artista del celebre Circo Medrano. A dispetto di quanto comunemente si è portati a pensare, il mondo del circo è fondato su una struttura gerarchica rigida che ricorda quella delle famiglie contadine di inizio Novecento: gruppi allargati, podestà patriarcale, ruoli ben divisi ed una tendenza a smarcarsi rispetto alla realtà esterna; nascere in una famiglia circense significa godere di numerose possibilità artistiche (molte tecniche, confessa David, le ha imparate nelle chiacchierate a pranzo dei suoi parenti) ma anche crescere in un contesto dove le tradizioni possono essere soffocanti ed imporre ai giovani strade precostituite. Larible riesce però a prodursi in un tragitto personale, scegliendo il mestiere di far ridere dopo un praticantato vario (esordisce come “tappabuchi”) e diversi anni di studio di ogni disciplina circense sotto l’egida del padre, che asseconda la sua voglia di diventare clown ma gli impone un percorso formativo completo: la clownerie è un punto d’arrivo, non di partenza.
La genesi del pagliaccio Larible, databile a cavallo tra gli anni ’70 e gli ’80, avviene quasi per caso, ma forse è più giusto dire per destino: il clown del circo svizzero in cui lavora David ha un infortunio e dev’esser sostituito; ci penserà il nostro che, trasferitosi poi al celebre circo Krone con tutta la famiglia, viene notato e ottiene il primo ingaggio vero e proprio. È sotto questo tendone che comincia ad assecondare le tendenze istrioniche che lo accompagneranno per tutta la vita: al Krone Larible intrattiene il pubblico nell’attesa dell’entrata nello chapiteau, con una performance ibrida tra il circo classico e l’esibizione di strada che necessita di una capacità “polifunzionale” che David ha saputo conservare nel tempo, dato che ancora oggi alterna esibizioni sotto il tendone a spettacoli pensati appositamente per i teatri.
Il personaggio definitivo di Larible (per quanto possa esser definitivo il prodotto dell’arte clownesca, che si evolve nel corso di una vita intera) è un Augusto classico, trucco leggero e immancabile naso rosso, che si rifà al Jackie Coogan de Il monello per i vestiti, nonché alla poetica comica e malinconica di Charlie Chaplin, vero nume tutelare di David e di numerosi altri clown novecenteschi. È proprio dal ventesimo secolo, tra l'altro, che il pagliaccio diventa un simbolo potente dell’immaginario collettivo, finendo per rappresentare l’artista tout court; nel capitolo “Clownmania” si dà conto di tutti quei pittori, scrittori, cineasti, teatranti e poeti che si sono lasciati ammaliare dalla figura del clown o che sono in qualche modo debitori della loro antica disciplina: Baudelaire, Picasso, Dario Fo, Totò, Fellini, per citare solo i casi più eclatanti.
Il viaggio artistico e umano di Larible prosegue al Ringling Bros., Barnum & Bailey Circus, dove è il primo pagliaccio ad occupare il ruolo di star della pista centrale. Anche questa è un'occasione di crescita: da Barnum David impara a sfruttare al meglio il corpo e la gestualità, non potendo contare sull’espressione del viso data la distanza che strutture di quelle dimensioni pongono tra gli artisti ed il pubblico. Qui consolida definitivamente le sue routine e ne inventa di nuove, affinando la sua specialità, il coinvolgimento diretto di persone scelte tra gli spettatori in gag come quella dei campanelli, dei piatti o dell’orchestra. “Nel mio rapporto con il pubblico, considero ogni singolo spettacolo come una vera e propria forma di seduzione” afferma il clown: ogni sera si deve inventare una formula per affascinare l’audience, e la sera dopo si ricomincia daccapo.
Come abbiamo detto, Larible deve la sua fama anche agli one man show che (a partire da Scusi, vuol partecipare? degli anni '90) porta con successo nei teatri di mezzo mondo: non una serie di numeri scollegati, ma un percorso basato su un filo drammaturgico forte; in quegli spettacoli David inscena la storia, comica e poetica a un tempo, di un inserviente che per una sera veste i panni del pagliaccio, truccandosi e struccandosi sul palco. La frequentazione del teatro, però, non estingue la differenza che per Larible continua ad esistere tra clown e attore, senza che ciò significhi considerare una figura migliore dell'altra:
Il clown non è un attore. […] Se io fossi un attore dovrei dunque essere in grado di interpretare David il clown, ma ciò non è possibile poiché io sono David il clown. Un clown non è un attore perché non interpreta nessuna parte
Il libro si conclude con gli ultimi anni della carriera di Larible, analizzando il ritorno alla pista di segatura nel periodo 2006-2012, sotto il tendone del Roncalli che in Germania, grazie al genio di Bernhard Paul, concilia l’accurata regia del Nuovo Circo ed il recupero filologico delle figure classiche dell’immaginario circense. L'ennesima prova del Clown dei clown, che nella sua storia racchiude la feconda tensione creativa che scaturisce solo dall'incontro tra una tradizione consolidata e padroneggiata con sicurezza e l'innovazione costante, nella ricerca inesausta di nuovi modi di stupire e farci ridere.